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Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Volontà sacrificale Paterna: la terrestre mia passiva inimicale
sul bene inerente: autorità umana. Ricorso alla
divina Paterna beneficale. Bontà assoluta del cosmo per
una idea di Dio sorgente solo di bene. Una idea egoisticale
mi rimedia il Visuato Paterno che mostra un cosmo
buono di bontà vitale e sacrificale per un cosmo ambivalente.
Sacrificalità statica e dinamica.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro che sei nei cieli.
Preghiera sacrificale questa, da dirci e da fare. Bene appellato
e collocato. Bene augurato e perorato. Bene attualizzato:
sia fatta la tua volontà sacrificale: la celeste e la terrestre.
Vuole il sacrificale suo celeste. Vuole pure il terrestre
suo e nostro. Il nostro attivo e passivo. Il passivo
cosmico e inimicale. Beni componenti, beni aderenti e
beni inerenti mi può sacrificare il nemico.
Dalla dignità umana siamo passati all’autorità umana. Per
illuminare l’umana ci siamo rivolti alla divina che ce l’ha
mostrata prima nel Figlio, poi nel Padre. Prima la magistrale,
ora la beneficale.
Fa essere quello che non era: è la sua creatività. Si condensa
in quel suo stato potenziale che si è dato trasformandosi.
Anche al cosmo dà una sua forma potenziale che evolvendosi
si è fatto abitabile totalmente o solo parzialmente.
Sicuramente anche la religiosità ebraica, da cui nasce la
Bibbia, conosceva il cosmo, e lo sapeva non del tutto ospitale;
ma in base all’idea che si era fatta di Dio, non ne
tiene minimamente conto. E descrivendo la creazione,
distribuita in otto giorni, ha voluto ripetutamente affermare
e sottolineare la bontà cosmica.
Lo fa al primo giorno: ‘E Dio vide che quella luce era
buona’. Lo fa al secondo, terzo, quarto e quinto giorno: ‘E
Dio vide che ciò era buono’.
Al sesto giorno Dio dà uno sguardo di insieme: ‘Allora
Dio vide tutto quello che aveva fatto; ed ecco, era una cosa
molto buona’. La creazione non era solo buona, ma buonissima:
un superlativo assoluto.
Avrebbe dovuto affermare una bontà relativa; ma questo
avrebbe fatto vulnerabile un Dio che doveva porsi al di
sopra degli dei pagani.
Un Dio prodigo di bene verso l’umanità buona. Ne esce
fuori un Dio biblico di questa fattura: bontà assoluta in se
stesso, nel suo prodotto: il cosmo; e nella sua destinazione:
solo per i buoni è la sua bontà.
Un Dio così pensato e affermato e presentato risponde perfettamente
alle esigenze egoisticali della persona e soprattutto
della persona religiosa che si è data un Dio pienamente
conforme alle sue aspettative egoisticali. Il Visuato
Paterno non misconosce e non nega la bontà cosmica.
1) È una bontà vitale: il creato è veramente al servizio
della vita e della vita umana. La Bibbia stessa pone
prima il vegetale a suo nutrimento e poi l’animale puro.
Ma non solo vitale.
2) È pure buona di bontà sacrificale. Veramente il cosmo
è buono di bontà vitale e sacrificale. Il sacrificale come
si compone con la bontà vitale? Il cosmo è ambivalente:
ha due valenza in tempi e in condizioni diverse.
Consideriamo il gran bene che è l’acqua. L’acqua piovana
è sommamente beneficale e per la natura e per la persona.
Lo è la piovana, lo è pure l’acqua torrenziale alluvionale
che investe, travolge e distrugge. La prima è di bontà vitale,
la seconda è di bontà sacrificale. La prima ottiene la
benedizione umana, la seconda la maledizione umana.
Bontà vitale e bontà sacrificale sono ambedue in quella
forma potenziale che il Padre ha dato al cosmo. È la forma
che lo fa sacrificale nella sua continua evoluzione. Una
sacrificalità che assume due forme: una statica e una dinamica.
Una insolazione è forma statica. Una tromba d’aria,
un tifone, un ciclone, un monsone, le alluvioni, le valanghe,
i terremoti e i maremoti sono una forma dinamica.
Bontà vitale e sacrificale cosmica sono volontà del Padre.

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