Introduzione

Carissimi studenti, ecco a ciò che l’amore per la ricerca
della Verità ci sta conducendo: a questo!
A questo, ed ‘altro’: ‘eccetera’: vi è sottintesa un’infinità
di possibilità estensive e dilatative di queste strade
del Mistero, che ci sono solo indicate, sulle quali percorriamo
e sempre, fin che siamo qui in cammino, cercheremo
senza mai trovare in definitiva, ma solo in un accenno,
ciò che ci viene donato.
‘Eccetera’ apre la finestra sull’infinità del mondo
nostro, altrui e universale che ci si specchia dentro, e il
nostro sguardo scruta, ammira, cerca, indaga, appagato
ma sempre anche inappetente di questo cibo che gli viene
offerto. C’è sempre ‘altro’ in gioco, oltre a questo, al di là
del muro superato, del limite varcato, del confine definito.
C’è un ‘eccetera’ che riapre il discorso, che ci schiera
sull’infinito, ci pone in gioco, ci propone l’avventura, ci
stimola alla ricerca ancora, di nuovo, più profondamente,
più gioiosamente, più di quello che è già qui, ora, adesso.
‘Eccetera’ è la Verità stessa che mantiene sempre aperta
la sua porta, per chi entra e per chi esce da essa; è la
via di scambio, di dialisi e di comunione arricchente e
umile che c’è tra noi e il Mistero.
C’è altro nel Mistero, c’è altro nella Verità, c’è altro in
me stesso. Allo studente che si crede di aver capito tutto,
che si erge orgoglioso della sapienza ottenuta, che si illude
delle cose sue o degli altri o del mondo o dell’universo, a
ciascuno di noi, questa piccola ma potente parola richiama
il persorso umile e riconoscente verso ciò che ci viene
donato; una piccola parola che pare uno starnuto, ma che
con il soffio dello Spirito tutto rimette nel gioco della novità,
dopo averci scombussolati alquanto col suo ‘eccetera’
sorprendente e inafferrabile.


416

Decimo dono rinnovato: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà sacrificale terrestre
passiva inimicale sul secondo bene inerente: autorità
umana. Con la nuova autorità magistrale: corregge:
*) Ripudio della donna. Lo boccia per il male che fa alla
ripudiata, allo sposante, e al ripudiante che spezza il vincolo.
Cosa è chi lo fa. Con che cosa lo fa e lo rompe: con
l’amore di odio: amore egoisticale.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del dire
egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare sacrificale.
Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi dite:
Padre nostro che sei nei cieli. Preghiera sacrificale questa, da
dirci e da fare. Bene appellato e collocato. Bene augurato e
perorato. Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà sacrificale:
la celeste e la terrestre. Vuole il sacrificale suo celeste.
Vuole pure il terrestre suo e nostro. Il nostro attivo e passivo.
Il passivo cosmico e inimicale. Beni componenti, beni
aderenti e beni inerenti mi può sacrificare il nemico. Dalla
dignità umana siamo passati all’autorità umana. Per illuminare
l’umana ci siamo rivolti alla divina. In forma personale
di Figlio scende in Gesù. Stiamo inseguendo la sua autorità
magistrale per la quale opera la dilatazione dei comandi antichi.
Il quinto: Non uccidere; il sesto: Non commettere adulterio.
Alle due dilatazioni, Matteo fa seguire quattro correzioni.
*) Corregge il ripudio della donna: è il nostro divorzio. Gesù
corregge le cose sbagliate: errata corrigit. Dove stanno le
cose sbagliate? Tra quello che si è sempre detto: nella tradizione
orale. Fra quello che è stato scritto: la Bibbia
dell’Antico Testamento. Quello che corregge lo estrae dal
Deuteronomio, concernente la seconda legislazione di
Mosè. Là vi si dice: quando un uomo ha preso una donna e
ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che ella non trovi
grazia ai suoi occhi, perché lui ha trovato in lei qualcosa di
vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio, glielo consegni
in mano e la mandi via dalla casa. La ripudiata può risposarsi
con un altro, che a sua volta la potrà ripudiare.
Morendo il secondo marito, il primo non la può più risposare.
Gesù corregge decisamente e completamente: Io invece
dico a voi: chiunque rimanda la sua donna, la espone
all’adulterio, e chi sposa una ripudiata, commette adulterio.
Ripudiare la moglie è un male: che fa male alla donna che
viene così sospinta a sposare un altro uomo, a fare l’adultera.
Fa male pure all’uomo che la sposa: è un adultero. Due
adulteri. Ripudiare è indurre due a peccare. E chi la ripudia
non si fa male? Certo, perché spacca quello che Dio ha unito,
pure nel caso che non ne sposi un’altra. Rompe il vincolo
matrimoniale. Cos’è il vincolo matrimoniale: è quel legame
morale che unisce per sempre: indissolubile. Il vincolo lo
fanno loro, perché sono loro che si uniscono. Con che cosa
si legano moralmente? Non può essere che con l’amore. Ma
quale amore? I fenomeni vistosi che abbiamo davanti ci
inducono a vederci bene e chiaro. Dopo pochi anni il vinco9
lo lo fanno a pezzi. Con che cosa? Con l’amore di odio. E
l’odio da dove fuoriesce? Dall’amore egoisticale col quale si
identifica: unirsi con l’amore egoisticale è già divorzio
potenziale. Ha voglia la Chiesa di dire e ridire ai suoi figli: il
matrimonio cristiano è indissolubile, perché loro glielo
stracciano sotto il naso. Ieri era di fatto indissolubile perché
tale lo manteneva e la condizione sociale e la coscienza
morale. Ma oggi e l’una e l’altra sono saltate, e non c’è vincolo
che tenga. Vincolo sociale e morale non tengono.
Vincolo egoisticale non resiste. Donde il vincolo indissolubile?
Solamente dall’amore divino sacrificale. L’amore
sacrificale fa tutto accettare, anche l’odio coniugale. Nulla
può spezzare il vincolo. Così era all’inizio. Ma Satana ha
imposto il contrario. L’amore egoisticale mi fa in polvere il
matrimonio. Solo il sacrificale li fa saldi, tenaci e resistenti.

417

Decimo dono rinnovato: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà sacrificale: terrestre
nostra, passiva, inimicale sul secondo bene inerente:
autorità umana. Con la magistrale: corregge:
2) Il giuramento: impegnare Dio nelle nostre cose egoisticali,
Lui che non conosce disimpegno. Un espediente
egoisticale: quando si giura il falso: spergiuro.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro che sei nei cieli.
Preghiera sacrificale questa, da dirci e da fare. Bene appellato
e collocato. Bene augurato e perorato. Bene attualizzato:
sia fatta la tua volontà sacrificale: la celeste e la terrestre.
Vuole il sacrificale suo celeste. Vuole pure il terrestre
suo e nostro. Il nostro attivo e passivo. Il passivo
cosmico e inimicale. Beni componenti, beni aderenti e
beni inerenti mi può sacrificare il nemico. Dalla dignità
umana siamo passati all’autorità umana. Per illuminare
l’umana ci siamo rivolti alla divina. In forma personale di
Figlio scende in Gesù.
Stiamo inseguendo la sua autorità magistrale per la quale
opera la dilatazione dei comandi antichi. Il quinto: Non
uccidere; il sesto: Non commettere adulterio. Alle due
dilatazioni, Matteo fa seguire quattro correzioni.
a) Corregge il ripudio della donna
b) Corregge il giuramento.
Il giuramento non è il ricorso (invenzione) di persone che
di Dio non sanno, non vogliono sapere e quindi non lo
accettano e non lo credono; non è in uso presso queste persone
atee: senza Dio, come si sono sempre chiamati.
Erroneamente però. Ci possono essere persone che teoricamente
non lo ammettono e lo negano; ma atei pratici
non ce n’è uno solo (non si può essere e non si può fare
senza Dio). A seguito di quella concezione battesimale
cresimata incosciente iniziale per la quale un raggio divino
di amore Paterno ci si è dato da vivere al sacrificale, da
Satana trasformato in egoisticale, non c’è una sola azione
dalla quale Lui non resti fuori. In ogni azione per istinto io
devo vivere di Lui. Il giuramento è prodotto specifico
della persona convintamene religiosa, oltre che praticamente
religiosa. Giurare, giuramento: cos’è? Chiamare
Dio a confermare la mia falsità con la sua veracità. È un
chiamare Dio a impegnarsi sulle nostre cose egoisticali.
Impegnare Dio è un’offesa e un insulto per un Padre che
non conosce un attimo solo di disimpegno con la persona.
E si è impegnato sostanzialmente cedendosi in proprietà
alla persona con una concezione battesimale, perché ne
vivesse in ogni singola azione sua. Io non posso fare senza
vivere di Lui. Facendo ne vivo. Più impegnato di così!
Non c’è spazio alcuno per un impegno né nuovo né
migliore, né maggiore. Non darò mai spazio al giuramento
e non crederò mai a una persona che mi giura per qualsiasi
cosa. Il giuramento è un espediente religioso egoisticale,
in tutti i campi, non escluso quello ecclesiale.
*) L’egoisticità del giuramento è sfacciatamente visibile
quando viene applicato al falso. Giurare il falso è uno spergiuro:
‘Non spergiurerai’. È una mostruosità degna della
infernalità umana. Si addice a una persona satanicizzata. A
che serve la menzogna giurata? Finalità generale: per farmi
scorrere, accettare e credere con tutta la mia falsità. La persona
egoisticale vuol farsi credere. (Mentre la persona sacrificale
accetta serenamente di non essere creduto)
Finalità specifiche:
1) Menzogna giurata per ottenere stima e per difenderla.
2) Per promuovere i miei interessi di qualsiasi natura e per
difenderli.
3) Per entrare in possesso di persone e di cose e per difenderlo.
4) Per garantire il passaggio alle mie mire di grandezza, di
potenza e di felicità, e per difendere le conseguite.
La persona egoisticale si vuole grande, potente e gaudente.
L’unico mezzo a sua disposizione è la menzogna affermata
e finanche giurata.
Riconoscersi impostori davanti al fratello ingannato è la
cosa tanto difficile da risultare impossibile. L’egoisticità
non vorrà mai farsi vedere in faccia. Non facciamo un solo
passo sulla via della menzogna giurata. Rimangiarla è un
miracolo.

418

Decimo dono rinnovato: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà sacrificale terrestre
nostra passiva inimicale sul bene inerente dell’autorità
umana. La divina in Gesù corregge il giuramento
eliminando pure il verace. Non si ha potere né su Dio, né
su di noi. Non mortifico, ma purifico il parlare. Qualità
sua: scarna veracità. Aggiunta è da Satana. Come?

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del dire
egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare sacrificale.
Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi dite:
Padre nostro che sei nei cieli. Preghiera sacrificale questa, da
dirci e da fare. Bene appellato e collocato. Bene augurato e
perorato. Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà sacrificale:
la celeste e la terrestre. Vuole il sacrificale suo celeste.
Vuole pure il terrestre suo e nostro. Il nostro attivo e passivo.
Il passivo cosmico e inimicale. Beni componenti, beni
aderenti e beni inerenti mi può sacrificare il nemico. Dalla
dignità umana siamo passati all’autorità umana. Per illuminare
l’umana ci siamo rivolti alla divina. In forma personale
di Figlio scende in Gesù. Stiamo inseguendo la sua autorità
magistrale per la quale opera la dilatazione dei comandi anti-
chi. Con essa dilata gli antichi comandi giusti e corregge gli
antichi comandi sbagliati. Corretto: il ripudio della donna,
passa alla correzione dl giuramento. È un chiamare Dio a
impegnarsi sulle nostre cose. Quali? Impegnato sul falso,
abbiamo il falso giurato: lo spergiuro condannato dal
Levitico: ‘Non giurerete il falso servendovi del mio nome,
perché profanereste il nome del vostro Dio’. (Spergiuro:
chiamare in causa Dio per confermare la mia falsità con la
sua veracità) Sono due colpi mancini: dire il falso è una mazzata
all’amore Paterno; giurare è il raddoppio e per di più
cosciente. Ci sono luoghi malfamati dello spergiuro.
1) Sono i tribunali: luoghi della menzogna, e in particolare
nelle cause matrimoniali.
2) Sono gli affari: veri abitacoli della menzogna.
3) Sono le attività commerciali che grondano menzogna.
4) I media.
Ci sarebbe una medicina per guarire: lasciar venire avanti il
vero, senza negarlo, accettando il bruciare che ne viene alla
dignità egoisticale; ma chi ha il coraggio di fare questo? Da
qui un accorgimento di grande saggezza: non provocare la
menzogna facendo richiesta di colpevolezza, come ad esempio
un dire a bruciapelo: ‘Tu ti droghi!’, che ottiene sicuramente
un ‘No!’ giurato e rigiurato. Confermata la condanna
allo spergiuro, corregge il giuramento verace. ‘Io invece
dico a voi di non giurare affatto (=mai)’. E perché?
1) Non abbiamo alcun potere né su Dio, né sulle cose aderenti
a Dio: non sul cielo, non sulla terra, non sul luogo
della sua singolare dimora: Gerusalemme.
2) Non abbiamo neppure alcun potere su di noi (per la
nostra vita), neppure per mutare il colore di un capello.
Se non possiamo nulla su una appendice così insignificante
quali sono i capelli, come potremo arrogarci il potere in
qualcosa di vitale per noi? Eppure lo facciamo. Diciamo
anche: giuro sull’osso del collo. Viene eliminato qualsiasi
giuramento, in prima fila quello religioso, e in particolar
modo quello ecclesiale. Da questo non ne viene una mortificazione
al nostro parlare. Anzi, lo afferma: ‘Ma sia il
vostro parlare...’. La parola è un dono pregiatissimo che
consente, mediante la comunicazione, di partecipare ai
fratelli i contenuti della nostra mente. Contenuti che
vanno saggiamente vagliati e controllati, perché non abbia
la parola a veicolare zavorra, insieme alla sostanza verace.
Allora sapremo eliminare tante scempiaggini e stupidaggini.
Ma che qualità dovrà avere il nostro parlare? Scarna
veracità: sì quando è sì, no quando è no. Ogni aggiunta e
ogni sottrazione è dal Maligno. Non per impulso attuale,
ma per un pronto funzionamento del meccanismo infernale
che mi ha impiantato. Per istinto la mia egoisticità mi dà
un parlare che a seconda dei casi ora è difensivo, ora è
aggressivo, secondo quel dettame infernale che mi viene
dato dall’amore di odio. Chi non pecca con la lingua è
uomo perfetto.

419

Decimo dono rinnovato: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà sacrificale: terrestre
nostra passiva inimicale sul bene inerente della
autorità umana. La divina in Gesù: magisteriale.
Corregge il giuramento eliminando pure il verace. La formula
usata da Gesù: in verità in verità vi dico: non è giuramento.
Il Paterno biblico non è parola di Dio, ma di
persone che fanno fare a Dio quello che a loro fa comodo.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro che sei nei cieli.
Preghiera sacrificale questa, da dirci e da fare.
Bene appellato e collocato.
Bene augurato e perorato.
Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà sacrificale: la
celeste e la terrestre. Vuole il sacrificale suo celeste.
Vuole pure il terrestre suo e nostro. Il nostro attivo e passivo.
Il passivo cosmico e inimicale.
Beni componenti, beni aderenti e beni inerenti mi può
sacrificare il nemico. Dalla dignità umana siamo passati
all’autorità umana. Per illuminare l’umana ci siamo rivolti
alla divina. In forma personale di Figlio scende in Gesù.
*) Magistrale la sua autorità: la prima incontrata: con essa
dilata gli antichi comandi giusti, corregge gli antichi
comandi sbagliati. Corregge:
a) il ripudio della donna
b) il giuramento: conferma la condanna dello spergiuro.
Inoltre elimina qualsiasi giuramento: ‘Io invece
dico a voi di non giurare affatto’.
Scorrendo il Vangelo si ha l’impressione che anche Gesù
abbia fatto uso di un suo personale giuramento.
Non una sola volta apre le sue affermazioni solenni con
l’appello alla verità, che nei casi più forti viene finanche
raddoppiato: ‘In verità in verità vi dico’.
Se non è giuramento, lo è almeno equivalente. Vale quanto
un giuramento.
Discorso eucaristico tenuto a Cafarnao: per tre volte proferisce
quel giuramento raddoppiato:
a) La prima: per mettere a nudo l’egoisticità di quella
gente che capisce solamente la pancia piena di cibo:
‘In verità in verità vi dico: mi cercate non perché
avete veduto, ma perché avete mangiato di quei pani
e ne siete rimasti sazi’.
b) La seconda: per correggere le cose sbagliate: ‘In
verità in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane
dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo,
quello vero’.
c) La terza: per sottolineare quel suo pane che necessita
alla salvezza: ‘In verità in verità vi dico: se non
mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete
il suo sangue, non avrete la vita in voi stessi’.
Giuramento? Niente affatto. Vuol dire solo che quel che
dice e annuncia lo estrae dalla sola verità, e la verità è Lui:
‘Io sono la Verità’. Quello che fa scorrere è la verità che
attinge da se stesso. Il Figlio non ha giurato, ma Dio sì.
Aprite la Bibbia dell’Antico Testamento e urterete contro
un giuramento che il Padre ostinatamente ripete:
1) Deuteronomio: Mosè passa il potere a Giosuè: ‘Sii
forte e fatti animo, perché tu entrerai con questo popolo
nel paese che il Signore giurò di darvi ai loro padri’.
2) Sul monte Nebo è Dio stesso che parla a Mosè vicino a
morte: ‘Questo è il paese per il quale ho giurato ad
Abramo, Isacco e Giacobbe. Io lo darò alla tua discendenza’.
Qui Dio ha giurato il vero.
Assurdo: poiché il Figlio condanna ogni giuramento, condannerebbe
anche il giuramento del Padre. Non è il Padre
che giura, ma è un popolo che lo fa giurante, ma solo a
parole, perché il Padre mai ha giurato. È il popolo che
inventa il giuramento di Dio. Per fare questo ingegnano la
fede in Dio, la fiducia in Lui, un presunto dovere di Dio a
bene servire a un popolo buono e fedele a Lui; si fa promettere
una terra e lo costringe alla fedeltà facendolo giurare.
Ne è uscita fuori l’invenzione della terra promessa,
assicurata con tanto di giuramento. Siamo davanti a un
tentativo macroscopico di egoisticizzazione religiosa.
Finanche Dio viene egoisticizzato. Noi uomini religiosi
abbiamo posto in Dio quello che interessa e giova a noi.
Non sarebbe ora che facessimo scorrere in noi quello che
Dio vuole? Vuole la sacrificalità dell’amore che sciolga
finalmente la nostra egoisticità.

420

Decimo dono rinnovato: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà sacrificale terrestre
nostra passiva inimicale sul bene inerente dell’autorità
umana. Con la divina Gesù corregge: la legge del
taglione che fissava una parità vendicativa. Antico nella
Bibbia viene attribuito a Dio. Ma Gesù corregge una
legge sbagliata che non è parola di Dio, ma solo di noi,
nostra.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Preghiera sacrificale
questa, da dirci e da fare. Bene appellato e collocato. Bene
augurato e perorato. Bene attualizzato: sia fatta la tua
volontà sacrificale: la celeste e la terrestre.
Vuole il sacrificale suo celeste.
Vuole pure il terrestre suo e nostro. Il nostro attivo e passivo.
Il passivo cosmico e inimicale. Beni componenti,
beni aderenti e beni inerenti mi può sacrificare il nemico.
Dalla dignità umana siamo passati all’autorità umana. Per
illuminare l’umana ci siamo rivolti alla divina. In forma
personale di Figlio scende in Gesù. La prima incontrata è
la sua autorità magistrale. Con essa fa dilatati gli antichi
comandi giusti e corregge quelli sbagliati. Corregge:
a) il ripudio della donna
b) il giuramento.
Ora passiamo alla terza correzione:
c) corregge la legge del taglione.
Così chiamata da un aggettivo latino: ‘talis’: in correlazione
con ‘qualis’: tale e quale: parità.
Indica la parità tra offesa e vendetta. Quella legge consentiva
solo una vendetta paritaria e proibiva energicamente
qualsiasi vendetta maggioritaria.
Nell’Antico Testamento c’è un caso clamoroso: (un
discendente di Caino) quello di Lamech: parla alle sue
mogli: Ada e Zilla: ‘Udite la mia voce, mogli di Lamech,
porgete l’orecchio al mio dire: ho ucciso un uomo per una
mia ferita e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà
vendicato Caino, ma Lamech 77 volte’.
Lamech può sembrare un caso limite, ma non lo è.
L’offesa fisica o morale va a urtare contro la mia egoisticità
di odio, che sfugge a ogni controllo razionale: la conduce
esclusivamente la mia istintività. Io mi amo tanto,
che ad ogni offesa mi sento indotto alla eliminazione di
chi mi offende. Se non giungo alla eliminazione fisica, a
quella morale arrivo sempre.
1) L’amore egoisticale mi fa sentire tanto grande da non
ammettere la minima offesa.
2) Inoltre la mia vendetta deve essere tale da scoraggiare
qualsiasi altro tentativo di rivincita nel mio nemico.
Per impedire l’irrazionalità vendicativa ecco il farsi di una
legge: quella del taglione.
Una legge antica assai se la troviamo già nel 1700 prima
di Cristo nel famoso codice di Amurrabi, che diceva così:
‘Se qualcuno ha accecato un uomo libero, sia accecato; se
ha spezzato le ossa a un uomo libero, gli si spezzerà un
osso’. Parità fra danno inferto e danno subito.
La Bibbia a chi attribuisce la legge del taglione? Per dare
forza e efficacia non si poteva che attribuire a Dio. A Dio
che parla a Mosè: ‘Dirai agli Israeliti: avete visto che vi ho
parlato dal cielo?
Queste sono le norme che tu esporrai loro’. Seguono le
leggi sugli schiavi e una accurata legislazione penale nella
quale viene inserita la legge del taglione.
Che giudizio si deve dare a una simile legge? Un comando
giusto o sbagliato?
1) Se lo domandiamo al nostro sentire abbiamo una sola
indicazione: è giusta, è giustissimo, così un’altra volta
impara…Veramente la lezione ha una sua efficacia: tu
che ti permetti di rovinare un occhio al tuo simile, adesso
prova anche tu come si sta a non vederci più da un
occhio!
2) Una lezione che non ha la capacità di eliminare la sorgente
del male: l’odio, ma lo rinfocola ancor di più.
La legge del taglione non spegne l’odio, e quindi non libera
dal male più rovinoso. Il comando è sbagliato, e a dircelo
è il Figlio: ‘Io invece dico a voi di non resistere al
male’. Il Figlio allora condanna il Padre che comanda sbagliato?
È una legge in effetti mai uscita da Dio, ma dalla
Chiesa ebraica che a Lui la attribuisce.

421

Decimo dono rinnovato: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà sacrificale: terrestre,
nostra, passiva, inimicale sul bene inerente dell’autorità
umana. Con la divina Gesù corregge la legge
del taglione. La corregge inculcando la cedevolezza possibile.
Noi non ci lasciamo convincere perché dignità e
giustizia per noi sono erroneamente inviolabili e irrinunciabili.
Mentre sono sacrificabili.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Preghiera sacrificale
questa, da dirci e da fare. Bene appellato e collocato. Bene
augurato e perorato. Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà
sacrificale: la celeste e la terrestre. Vuole il sacrificale suo
celeste. Vuole pure il terrestre suo e nostro. Il nostro attivo
e passivo. Il passivo cosmico e inimicale. Beni componenti,
beni aderenti e beni inerenti mi può sacrificare il nemico.
Dalla dignità umana siamo passati all’autorità umana. Per
illuminare l’umana ci siamo rivolti alla divina. In forma
personale di Figlio scende in Gesù. La prima incontrata è la
sua autorità magistrale. Con essa fa dilatati gli antichi
comandi giusti e corregge quelli sbagliati. Corregge:
a) il ripudio della donna
b) il giuramento
c) corregge la legge del taglione.
Gesù sta parlando ai suoi discepoli. Il discepolo non è solo
uno che ama curiosare, ma è uno che ama anche imparare
per seguire Gesù con un vivere diverso e contrario a quello
che l’amore di odio istintivo gli ha sempre dettato. Gesù
pone chiaramente due negazioni: niente vendetta maggiorativi,
niente vendetta paritaria (legge del taglione).
Fingere indifferenza? Ad esse oppone un’affermazione:
domanda la cedevolezza portata fino all’estremo possibile:
‘Io invece dico a voi: non resistete al malvagio’. Il principio
generale lo applica a quattro casi ricorrenti nel
mondo ebraico di allora:
1) Percosso alla guancia destra, tu presta anche l’altra nel
caso che il malvagio voglia fare un raddoppio. Il secondo
schiaffo è possibile.
2) Chiamato in giudizio per toglierti la tunica ipotecata, tu
lascia anche il mantello.
3) Costretto dall’autorità militare o civile a fare un miglio,
tu fanne con lui due.
4) A chi desidera da te un prestito, non esigere alcun interesse.
Gesù ci domanda una cedevolezza estrema per una finalità
sottesa: non lasciarci passare ad alcuna azione giudiziale.
Chi perde la causa troverà un solo maledetto rifugio:
l’odio insolubile. Chi vince la causa canterà vittoria alla
sua sconfitta egoisticale. Gesù non chiede alcuna motivazione
per questo nuovo atteggiamento; solo le valide motivazioni
ci possono piegare all’accettazione.
1) Non ci convince perché Gesù non tiene in nessun conto
la dignità umana. Per noi e con noi tutta la Chiesa la
dignità umana è un bene inviolabile che va difeso con
tutti i mezzi. Per Gesù è un bene sacrificabile, tanto che
non gli dobbiamo alcuna difesa. Solo promozione e
difesa della dignità umana, mai per noi la sua sacrificazione.
Siamo forse noi cristiani in un grave errore?
2) Gesù non tiene in nessun conto la giustizia umana per la
quale materialisti e atei hanno ingaggiato una fallimentare
lotta di classe. Una sola regola da difendere: ‘Unicuque
suum’: a ciascuno il suo. Per Gesù questa regola non ha
alcun valore perché è di marchio egoisticale, alla quale
contrappone il valore assoluto del sacrificale estremo.
Non ho nulla da opporre alle sue indicazioni. Mi sento un
suo vero discepolo: del valore assoluto del sacrificale mi
ha fatto convintissimo. Ma non per questo rinuncio supinamente
alla mia critica verso Gesù. Il malvagio è uno che
fa il male ai suoi fratelli, è uno per il quale non solo è
necessaria la correzione, ma è urgentissima, perché non
persista caparbiamente nel suo male. Come mai non hai
fatto alcun cenno alla correzione? (Ammonire i peccatori)