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Decimo dono rinnovato: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà sacrificale terrestre
nostra passiva inimicale sul bene inerente dell’autorità
umana. Con la divina Gesù corregge: la legge del
taglione che fissava una parità vendicativa. Antico nella
Bibbia viene attribuito a Dio. Ma Gesù corregge una
legge sbagliata che non è parola di Dio, ma solo di noi,
nostra.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Preghiera sacrificale
questa, da dirci e da fare. Bene appellato e collocato. Bene
augurato e perorato. Bene attualizzato: sia fatta la tua
volontà sacrificale: la celeste e la terrestre.
Vuole il sacrificale suo celeste.
Vuole pure il terrestre suo e nostro. Il nostro attivo e passivo.
Il passivo cosmico e inimicale. Beni componenti,
beni aderenti e beni inerenti mi può sacrificare il nemico.
Dalla dignità umana siamo passati all’autorità umana. Per
illuminare l’umana ci siamo rivolti alla divina. In forma
personale di Figlio scende in Gesù. La prima incontrata è
la sua autorità magistrale. Con essa fa dilatati gli antichi
comandi giusti e corregge quelli sbagliati. Corregge:
a) il ripudio della donna
b) il giuramento.
Ora passiamo alla terza correzione:
c) corregge la legge del taglione.
Così chiamata da un aggettivo latino: ‘talis’: in correlazione
con ‘qualis’: tale e quale: parità.
Indica la parità tra offesa e vendetta. Quella legge consentiva
solo una vendetta paritaria e proibiva energicamente
qualsiasi vendetta maggioritaria.
Nell’Antico Testamento c’è un caso clamoroso: (un
discendente di Caino) quello di Lamech: parla alle sue
mogli: Ada e Zilla: ‘Udite la mia voce, mogli di Lamech,
porgete l’orecchio al mio dire: ho ucciso un uomo per una
mia ferita e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà
vendicato Caino, ma Lamech 77 volte’.
Lamech può sembrare un caso limite, ma non lo è.
L’offesa fisica o morale va a urtare contro la mia egoisticità
di odio, che sfugge a ogni controllo razionale: la conduce
esclusivamente la mia istintività. Io mi amo tanto,
che ad ogni offesa mi sento indotto alla eliminazione di
chi mi offende. Se non giungo alla eliminazione fisica, a
quella morale arrivo sempre.
1) L’amore egoisticale mi fa sentire tanto grande da non
ammettere la minima offesa.
2) Inoltre la mia vendetta deve essere tale da scoraggiare
qualsiasi altro tentativo di rivincita nel mio nemico.
Per impedire l’irrazionalità vendicativa ecco il farsi di una
legge: quella del taglione.
Una legge antica assai se la troviamo già nel 1700 prima
di Cristo nel famoso codice di Amurrabi, che diceva così:
‘Se qualcuno ha accecato un uomo libero, sia accecato; se
ha spezzato le ossa a un uomo libero, gli si spezzerà un
osso’. Parità fra danno inferto e danno subito.
La Bibbia a chi attribuisce la legge del taglione? Per dare
forza e efficacia non si poteva che attribuire a Dio. A Dio
che parla a Mosè: ‘Dirai agli Israeliti: avete visto che vi ho
parlato dal cielo?
Queste sono le norme che tu esporrai loro’. Seguono le
leggi sugli schiavi e una accurata legislazione penale nella
quale viene inserita la legge del taglione.
Che giudizio si deve dare a una simile legge? Un comando
giusto o sbagliato?
1) Se lo domandiamo al nostro sentire abbiamo una sola
indicazione: è giusta, è giustissimo, così un’altra volta
impara…Veramente la lezione ha una sua efficacia: tu
che ti permetti di rovinare un occhio al tuo simile, adesso
prova anche tu come si sta a non vederci più da un
occhio!
2) Una lezione che non ha la capacità di eliminare la sorgente
del male: l’odio, ma lo rinfocola ancor di più.
La legge del taglione non spegne l’odio, e quindi non libera
dal male più rovinoso. Il comando è sbagliato, e a dircelo
è il Figlio: ‘Io invece dico a voi di non resistere al
male’. Il Figlio allora condanna il Padre che comanda sbagliato?
È una legge in effetti mai uscita da Dio, ma dalla
Chiesa ebraica che a Lui la attribuisce.

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