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Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Volontà sacrificale: terrestre mia, passiva, inimicale sul
bene inerente: l’autorità umana. La divina Paterna magistrale.
Seconda parlata magistrale Paterna. Nella
Trasfigurazione: vera, ma non reale. Solo a tre per averne
silenzio. Con Mosè e Elia per dialogo sacrificale.
Svegliàti, Pietro vuole la visione ma non il dialogo. Dalla
nube un invito a non fuggire.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Preghiera sacrificale
questa, da dirci e da fare. Bene appellato e collocato. Bene
augurato e perorato. Bene attualizzato: sia fatta la tua
volontà sacrificale: la celeste e la terrestre. Vuole il sacrificale
suo celeste. Vuole pure il terrestre suo e nostro. Il
nostro attivo e passivo. Il passivo cosmico e inimicale.
Beni componenti, beni aderenti e beni inerenti mi può
sacrificare il nemico. Dalla dignità umana siamo passati
all’autorità umana. Per illuminare l’umana ci siamo rivolti
alla divina. In forma personale di Figlio scende in Gesù.
Il ricorso all’autorità divina Figliale ci ha mostrato in
Gesù un’autorità sacrificale al cui servizio si sono disposte
e la magistrale e la beneficale. Dall’autorità Figliale
siamo passati alla sua sorgente: la Paterna.
*) Autorità magistrale sul Figlio che dà sonorità alla parola
del Padre. Alla persona il Padre parla profeticamente.
Solo per tre volte parla vocalmente in presenza del Figlio.
1) Da dove la prende? Quella Trasfigurazione è vera: non
è un inganno, non è un miraggio, non è una allucinazione.
Ma non è reale: dentro di Lui non c’è ancora. Dove
la prende? Gesù è sul monte Tabor, in Galilea, ai confini
della Decapoli. Da quel monte non si vede fisicamente
Gerusalemme. Gesù la guarda interiormente e nove
mesi prima che avvenga Gesù la riprende dal colle sul
quale quella Trasfigurazione diverrà reale. Ripresa dal
colle Calvario la trasmissione del monte Tabor.
2) Come mai la dà in visione solamente a tre dei suoi apostoli?
Perché non vacillino nell’ora del suo sacrificale?
Ma due vacilleranno e Giovanni potrà sfruttare la sua
amicizia col sommo sacerdote Caifa. Da tre si poteva
ottenere il silenzio sulla visione, più facilmente che non
da uno o due.
3) Che fanno accanto a Gesù Mosè e Elia apparsi nella gloria?
Per rendere possibile un dialogo sulla sorgente di
quella Trasfigurazione. Parlano con Gesù del suo sacrificale
crociale. Un dialogo a voce serrata e forte se i tre
che dormivano saporosamente si sono svegliati.
Pongono attenzione al contenuto dialogico, lo sentono
inquietante e Pietro lo vuole soffocare con una soluzione
eliminante. Qui si sta bene, vi attendiamo qui, (separati)
lontano da quel colle maledetto di cui state parlando.
Sulla proposta di Pietro scende una nube; un fremito di
paura; a scuoterli era una voce sonora che riprende le parole
del Battesimo: ‘Questi è il mio Figlio diletto, nel quale
mi sono compiaciuto. Ma non bastano. Ci sono tre uomini
in fuga dal sacrificale. Ce ne saranno tantissimi altri che
fuggiranno dopo, nel corso dei secoli. Occorreva richiamarli
per trattenerli da quella fuga rovinosa. Ecco il Padre
che a viva voce li richiama non con un comando, ma con
voce dolce, delicata e suadente: ‘Ascoltatelo’. Questa parola
non ha sapore di comando. Noi, il Padre l’abbiamo fatto
un comandante assoluto, pronto a minacciare, a giudicare e
castigare. Il Padre non comanda né al Figlio, né agli uomini.
Si dà da vivere al sacrificale al Figlio in forma personale
e a noi in forma di comunione interpersonale. Così ci fa
noto il suo volere: che noi lo viviamo al sacrificale. Ma la
persona egoisticale fugge dal sacrificale e neppure ne
vuole sentire parlare. Ecco la voce Paterna: mettetevi in
linea col Figlio: ascoltatelo, sarete in linea col Padre. È per
noi la voce, noi che siamo in fuga dal sacrificale.

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