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Decimo dono rinnovato: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà sacrificale: la
terrestre, la passiva, l’inimicale sul bene inerente: l’autorità
umana. Quarta correzione: corretto il prossimo egoisticale
e confermato il beneficale. La prossimità religiosa:
difficile coi fratelli andati in scissione, coi peccatori falsi.
Bocciata la lontananza religiosa.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Preghiera sacrificale
questa, da dirci e da fare. Bene appellato e collocato. Bene
augurato e perorato. Bene attualizzato: sia fatta la tua
volontà sacrificale: la celeste e la terrestre. Vuole il sacrificale
suo celeste. Vuole pure il terrestre suo e nostro. Il
nostro attivo e passivo. Il passivo cosmico e inimicale.
Beni componenti, beni aderenti e beni inerenti mi può
sacrificare il nemico. Dalla dignità umana siamo passati
all’autorità umana. Per illuminare l’umana ci siamo rivolti
alla divina. In forma personale di Figlio scende in Gesù.
La prima incontrata è la sua autorità magistrale. Con essa
fa dilatati gli antichi comandi giusti e corregge quelli sbagliati.
Corregge:
a) il ripudio della donna
b) il giuramento
c) la legge del taglione
d) l’odio al nemico e l’amore al prossimo.
Boccia il prossimo egoisticale: quello che facciamo su
noi. Approva il prossimo beneficale: quello che ci viene
presentato dal Padre. Ogni prossimità è pneumatica, sia
l’egoisticale che la beneficale. La prima si pratica con
l’amore che muore, la seconda con l’amore che vive.
Agente dell’amore che muore o che vive è solo lo
Pneuma. Non possiamo tacere della prossimità religiosa.
La beneficale è abbastanza facile anche nei confronti di un
nemico, se non altro per compassione solidale. Ma la religiosa,
e la nostra è cristiana, è assai più difficile. Noi
abbiamo ereditato la religione Figliale discesa dal cielo,
non una qualunque che nasce da uomini. La pienezza della
verità è la Figliale. Ne fummo convinti con una esclusione
di verità parziali nelle altre. Già gli apostoli avevano
affermato l’unicità esclusiva: ‘Non c’è altro nome sotto il
cielo nel quale si possa ottenere la salvezza’. Noi Chiesa
Figliale, sulla scia dei Padri della Chiesa, abbiamo condiviso
l’esclusività della nostra Chiesa in ordine alla salvezza:
‘Extra ecclesia nulla salus’.
1) Da qui la nostra difficoltà grande a prossimarci ai pagani
non evangelizzati (eredità ebraica negativa)
2) Difficoltà ancor più grande a prossimarci a quelli che
ribellandosi si sono separati dalla Chiesa cattolica
(frantumazione, frammentazione). Quanto male si sono
fatte le Chiese cristiane: la cattolica e le chiese sorelle:
si sono scagliate così lontano da non potersi per secoli
e secoli neppure parlarsi. Lo dobbiamo al Papa Paolo
VI e a Giovanni Paolo II il loro riapprossimarsi. In
quale modo? Confessandosi. Ecco il libro del Papa,
intitolato ‘Quando il Papa chiede perdono’. Tutti i mea
culpa di Giovanni Paolo II. 94 passi dei suoi discorsi
nei quali il Papa corregge i giudizi sbagliati e riconosce
le colpe della Chiesa cattolica. I più scottanti sono le
Crociate, le guerre di religione, l’Inquisizione, le divisioni
fra Chiese, il giudizio su Lutero, Calvino e Hus, il
rapporto con gli Ebrei, lo Scisma d’Oriente, la tratta dei
neri, l’atteggiamento verso gli Indios, i rapporti fra
Chiesa e dittature. Un ampio riesame della vita della
Chiesa e una sincera confessione.
3) Per noi semplici cristiani una difficoltà estrema a prossimarci
ai peccatori. Per essi siamo sempre pronti al
disprezzo, al giudizio, alla condanna, alla messa in
pubblico delle loro malefatte, ed eventualmente anche
a invocare il castigo di Dio.
Non ho mai conosciuto la prossimità con i peccatori palesi,
pur essendo io uno di loro. Noi sacerdoti li sentiamo
lontani, talora lontanissimi. Lo sarei tutt’ora se non mi
avesse soccorso il Visuato Paterno. Ora vedo il Padre che
va alla morte nel peccatore. Lo adoro e lo ammiro nella
sua sacrificalità salvifica. Ne sento una grande pietà e una
immensa misericordia. Non per ottenerne a mia volta:
‘Beati i…’, ma amo il Padre morente in me e in loro.

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