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Decimo dono rinnovato: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà sacrificale: terrestre
inimicale sul bene inerente: l’autorità umana. La
divina Figliale.
*) Sacrificale: i segni miracolosi esterni ci parlano dei
miracoli interiori.
1) Il Visuato mi ha guidato, i fratelli non ci sono arrivati
alla malattia e morte dell’amore.
2) Come il potere lo fa passare dalla potenza all’atto.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro che sei nei cieli.
Preghiera sacrificale questa, da dirci e da fare. Bene appellato
e collocato.
Bene augurato e perorato. Bene attualizzato: sia fatta la
tua volontà sacrificale: la celeste e la terrestre. Vuole il
sacrificale suo celeste.
Vuole pure il terrestre suo e nostro. Il nostro attivo e passivo.
Il passivo cosmico e inimicale. Beni componenti,
beni aderenti e beni inerenti mi può sacrificare il nemico.
Dalla dignità umana siamo passati all’autorità umana. Per
illuminare l’umana ci siamo rivolti alla divina. In forma
personale di Figlio scende in Gesù.
La prima incontrata è la sua autorità magistrale.
Insegnando fa scorrere se stesso: che è Verità Sacrificale,
unica Via all’eterna Vita.
Ve ne scorgiamo pure una seconda di autorità: la beneficale:
fa ogni sorta di bene: risana e risuscita.
Miracoli non riflessivi: non fa bella mostra né della sua
potenza né della sua gloria.
Ma miracoli transitivi: gli esteriori ci parlano e ci portano
ai miracoli interiori.
Gli interiori li chiamo miracoli significanti: che fanno da
segno ad altri superiori: i miracoli significati. Su che cosa
si compiono questi miracoli?
Si compiono nell’ambito di una malattia o di una morte
ben diversa e ben più grave di quella fisica. Senza visuato
Paterno non potremmo compiere questo passaggio. (Dal
pane materiale a quello pneumatico) La malattia e la
morte fisica sono dono sacrificale Paterno.
1) Sono un dono sacrificale che, vissuto alla maniera divina,
ci scioglie la morte dell’amore trasformandola in vita.
2) Sono un dono profeticale: sono realtà parlanti: ci parlano
di un’altra malattia e morte, che è una realtà invisibile,
in tutto simile, ma ben più temibile: è la malattia e
la morte dell’amore.
Ma nella Chiesa non ci sono arrivati né maestri, né scolari.
Un passaggio assente non sono in chi è guidato, ma
anche in chi fa da guida.
Come la gente di Cafarnao dal pane miracolato che perisce
non è arrivata al pane miracolato che non perisce.
In verità in verità vi dico: mi cercate non perché avete
veduto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e
ne siete rinati sazi.
Procuratevi non il cibo che perisce, ma il nutrimento che
dura per la vita eterna. Il potere di miracolare eternamente
l’ha portato con sé; non così quello di miracolare interiormente.
Lo aveva solo potenzialmente e stava racchiuso
in quell’amore sacrificale che nella generazione temporale
gli si è dato da vivere dal Padre in forma personale di
Figlio. Occorreva attualizzarlo e quindi renderlo funzionale
per sé e per noi.
Cosa fa per ottenere questo? Il Figlio viene in Gesù a vivere
liberamente il suo amore sacrificale. La libertà è una
qualità essenziale del solo amore sacrificale. L’egoisticale
non ne ha alcuna, anche se noi diciamo di essere liberi
quando facciamo quello che ci piace.
Della libertà sacrificale ha dato prove lampanti. La prima
la pone per i suoi compaesani. La seconda la pone per le
guardie del tempio.
La terza la pone per i Giudei lapidanti. Alle prove accosta
la sua affermazione verbale: nessuno mi toglie la vita:
sono io che la pongo in sacrificale e poi me la riprendo. La
sua libertà sacrificale ha il suo ultimo palpito nell’Orto
degli Ulivi, quando Gesù pone in atto il gesto più pazzesco
accompagnato da una sola parola: da qui in avanti non
sono più mio, ma vostro.
Libera espropriazione per lasciarsi andare a quel sacrificale
col quale avrebbe conseguito il potere di miracolare per
sé e per noi. Per sé interiormente nel suo Spirito, ed esteriormente
per il suo corpo: una metamorfosi in meglio, e
per noi una in bene.
Secondo problema: ce l’ha Gesù quel potere di miracolare
interiormente?

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