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Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà sacrificale: la terrestre
mia: passiva inimicale sul bene inerente: l’autorità
umana. La divina Paterna magistrale. In presenza del Figlio,
il Padre solo tre volte parla vocalmente: *) Il Battesimo:
quello che non è. Quello che fu: un segno che il Padre fa parlante
di una duplice temporale divina concezione.
a) La Paterna
b) La Figliale.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Preghiera sacrificale
questa, da dirci e da fare. Bene appellato e collocato. Bene
augurato e perorato. Bene attualizzato: sia fatta la tua
volontà sacrificale: la celeste e la terrestre. Vuole il sacrificale
suo celeste. Vuole pure il terrestre suo e nostro. Il
nostro attivo e passivo. Il passivo cosmico e inimicale.
Beni componenti, beni aderenti e beni inerenti mi può
sacrificare il nemico. Dalla dignità umana siamo passati
all’autorità umana. Per illuminare l’umana ci siamo rivolti
alla divina. In forma personale di Figlio scende in Gesù.
Il ricorso all’autorità divina Figliale ci ha mostrato in
Gesù un’autorità sacrificale al cui servizio si sono disposte
e la magistrale e la beneficale. Dall’autorità Figliale
siamo passati alla sua sorgente: la Paterna. Vi abbiamo
subito cercato la sua autorità magistrale nei confronti del
Figlio, che lo sostituisce nella parlata sonora.
Nei confronti della persona il Padre ha un modo suo personale
di parlare. (Luce Paterna in pensiero, in parola
impressa, poi espressa) Parla profeticamente. Solo eccezionalmente
parla vocalmente e solo in presenza del
Figlio. Se in tre anni di vita pubblica il Padre vi parla tre
volte, sicuramente la sua scelta cade nei momenti più
significativi della vita del Figlio.
1) Prima parlata sonora: al Battesimo di Gesù. Per cogliere
la funzione di quella parlata occorre rispondere a una
domanda: cosa è stato quel Battesimo di Gesù?
Facciamo pulizia di tutto quello che non è stato:
a) Non di immersione con i peccatori. Pure mescolandosi
con la folla, non ha nulla in comune con i peccatori.
In Lui l’amore sacrificale è sanissimo, e non
vi è il minimo inquinamento egoisticale.
b) Per Gesù quel Battesimo non ha valore né di conversione,
né di penitenza, come l’aveva per la gente.
c) Non è stato investitura messianica: come se il Padre
avesse conferito al Figlio ufficialmente la pienezza
dei suoi poteri di Messia (per l’umiliazione Figliale)
d) Non è stato l’atto di nascita del Battesimo cristiano
(non di santificazione delle acque battesimali) come
se avesse santificato quelle acque.
Anche Giovanni capisce che per i due primi motivi a Gesù
non si addiceva quel Battesimo. A lui sì, a Gesù no. Come
fa Gesù a rimuovere le sue resistenze? Si appella alla
necessità di compiere ogni giustizia. Quella è la prima
cosa giusta, poi ne verranno altre. È giusto ricevere quel
Battesimo perché il Padre vi vuol parlare. Di che cosa? Il
Battesimo in senso pieno è una concezione divina onde lo
si chiama: concezione battesimale pneumatica o divina,
per distinguerla dalla umana.
Nel Padre concezione e generazione sono simultanee, non
così per la coppia umana. Il Padre genera il Figlio prima
nell’eterno e poi nel tempo. Il Padre vuole manifestare la
generazione temporale Paterna e la Figliale.
1) La divina Paterna: il Padre nell’atto della sua metamorfosi
si cede espropriato da vivere al sacrificale in forma
personale di Figlio. Questo lo sapeva solo il Padre, lo
Pneuma e il Figlio.
2) La divina Figliale: lo spirito del Figlio si dà da vivere
in forma personale a quell’uomo che lo Pneuma fa
sbocciare in Maria al sacrificale. Al Battesimo nessuno
sa di queste meraviglie divine. La pubblicazione è dalla
viva voce del Padre e va diretta non al Figlio che sa già,
ma a Giovanni e alla folla presente e assente.
Parola dedicata alla concezione divina e umana del Figlio
e destinata a chi non sa. Impossibile a noi cogliere la dolcezza
e la compiacenza di quella voce: unica e esclusiva
perché non è la somiglianza ma l’identità sua perfetta.
Segno battesimale che il Padre fa parlante con la sua voce
sonora.

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