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Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà sacrificale: la
terrestre mia passiva inimicale sul bene inerente: l’umana
autorità. Passaggio alla Paterna: *) La magistrale
Paterna. La Figliale è di origine Paterna, sostitutiva.
Parla pure sonoramente, ma in via eccezionale. Parla
modo suo: profeticamente. Lo fa con Pietro e lo promette
nella persecuzione.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Preghiera sacrificale
questa, da dirci e da fare. Bene appellato e collocato. Bene
augurato e perorato. Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà
sacrificale: la celeste e la terrestre. Vuole il sacrificale suo
celeste. Vuole pure il terrestre suo e nostro. Il nostro attivo
e passivo. Il passivo cosmico e inimicale. Beni componenti,
beni aderenti e beni inerenti mi può sacrificare il nemico.
Dalla dignità umana siamo passati all’autorità umana. Per
illuminare l’umana ci siamo rivolti alla divina. In forma
personale di Figlio scende in Gesù.
La prima incontrata è la sua autorità magistrale. Insegnando
fa scorrere se stesso: che è Verità Sacrificale, unica Via
all’eterna Vita. Ve ne scorgiamo pure una seconda di autorità:
la beneficale: fa ogni sorta di bene: risana e risuscita.
Miracoli non riflessivi: non fa bella mostra né della sua
potenza né della sua gloria. Ma miracoli transitivi: gli esteriori
ci parlano e ci portano ai miracoli interiori. Gli interiori
li chiamo miracoli significanti: che fanno da segno ad
altri superiori: i miracoli significati. Su che cosa si compiono
questi miracoli? Si compiono nell’ambito di una malattia
o di una morte ben diversa e ben più grave di quella fisica.
Senza visuato Paterno non potremmo compiere questo
passaggio. (Dal pane materiale a quello pneumatico) La
malattia e la morte fisica sono dono sacrificale Paterno. Il
ricorso all’autorità divina Figliale ci ha mostrato in Gesù:
una autorità magistrale, una beneficale: con la quale risana
e risuscita fisicamente, per dirci che con una terza autorità
potrà risanare e risuscitare dalla malattia dell’amore: l’autorità
sacrificale. Le prime due al completo servizio della
sacrificale. Ora l’autorità Figliale non è autonoma, ma ha
come unica sorgente: la Paterna. Dalla Figliale dobbiamo
passare prontamente alla Paterna per attingere nuova luce
pronta a illuminare la nostra autorità. Seguiamo il procedimento
che abbiamo adoperato per il Figlio. C’è nel Padre
l’autorità magistrale? Sicuramente che c’è. La Figliale è di
origine Paterna. Il Figlio parla, ma non da se stesso. Usa con
i suoi un trattamento speciale. Non li tratta da servi, ma da
amici: ‘Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa cosa
fa il suo padrone. Vi ho invece chiamati amici, perché tutto
quello che ho udito dal Padre mio l’ho manifestato a voi’. Il
Figlio sostituisce il Padre nel parlare. Non perché il Padre
non sia capace di parlare sonoramente come facciamo noi.
Lo potrebbe fare per via miracolosa. Lo adopera in casi
eccezionali. La parlata sonora non è una via che il Padre
percorre normalmente. Anche Paolo ha colto bene la parlata
del Figlio, sostitutiva della Paterna. Scrive nella lettera
agli Ebrei, in apertura: ‘Ultimamente, in questi giorni, ha
parlato per mezzo del Figlio’. Per questo diciamo che Gesù
è la parola del Padre. Il Padre normalmente non parla vocalmente
o sonoramente. Allora al Padre non è connaturale
parlare al modo nostro! È capace di farlo: modo suo. Il
Padre parla profeticamente. Che modo è? È un modo silenzioso,
un modo spirituale, tutto interiore alla persona. Gesù
stesso lo rivela ai suoi che subiranno persecuzione: quando
sarete giudicati non vi preoccupate di che cosa rispondere:
quel che dovrete dire, ve lo dirà il Padre vostro che è in voi.
Quello che garantisce ai suoi, succede già in Pietro. Gesù va
alla ricerca nel suoi della sua vera identità. Tutti spaziano
nel dire altrui, ma non ne hanno una personale. Neppure
Pietro; ma in quell’istante ecco improvvisa la parlata profeticale
Paterna. Fa scorrere in lui una luce che volge in parola:
‘Beato te, Simone, bar Jona, perché non la carne o il sangue
te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli’. Il
Padre parla profeticamente.
La sua parlata profeticale ha occupato tutto l’Antico
Testamento che Paolo riassume così: Dio che aveva già parlato
nei tempi antichi molte volte e in modi diversi ai Padri
per mezzo dei profeti. E ai tempi nostri, più niente? Ha
preso a parlare sempre profeticamente, concentrando però
la sua parola sulla persona. Come fa? Ti prende a illuminare
l’agire costante della persona, facendovi vedere Colui
che vi scorre: la morte viva dell’amore Paterno. Il vederti lo
chiami: Visuato Paterno. Attenzione quindi a questa nuova
parlata profeticale

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