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Decimo dono rinnovato: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà sacrificale: la
terrestre, la passiva, l’inimicale sul bene inerente: l’autorità
umana. Quarta correzione: Corregge anche l’amore
al prossimo.
1) C’è un prossimo che facciamo su noi egoisticamente:
avvicinamento, penetrazione, compenetrazione, circolazione,
comunione.
2) Quello che il Padre ci presenta e che abbisogna del
mio amore.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Preghiera sacrificale
questa, da dirci e da fare. Bene appellato e collocato. Bene
augurato e perorato. Bene attualizzato: sia fatta la tua
volontà sacrificale: la celeste e la terrestre. Vuole il sacrificale
suo celeste. Vuole pure il terrestre suo e nostro. Il
nostro attivo e passivo. Il passivo cosmico e inimicale.
Beni componenti, beni aderenti e beni inerenti mi può
sacrificare il nemico. Dalla dignità umana siamo passati
all’autorità umana. Per illuminare l’umana ci siamo rivolti
alla divina. In forma personale di Figlio scende in Gesù.
La prima incontrata è la sua autorità magistrale. Con essa
fa dilatati gli antichi comandi giusti e corregge quelli sbagliati.
Corregge:
a) il ripudio della donna
b) il giuramento
c) la legge del taglione
d) l’odio al nemico.
Corregge l’ebraico odio nazionale, come pure il nostro
personale: ‘Io invece dico a voi: amate i vostri nemici’.
Corregge solo questo o anche l’amore al prossimo? Infatti
Gesù dice: ‘Avete udito che è stato detto: amerai il tuo
prossimo e odierai il tuo nemico’.
Accostiamoci a questo altro amore. Un piccolo esame sul
termine ‘prossimo’. Prossimo è aggettivo e lo è al superlativo.
Al positivo è: vicino, al comparativo è: più vicino
o viciniore. Al superlativo: prossimo o vicinissimo. Prosumus:
siamo per lui; o: il più vicino. Noi siamo capaci di
molteplici vicinanze con gli altri.
Una fisica, una morale, una spirituale e una pneumatica.
Possono congiungersi, come possono anche scindersi.
Due nemici possono affiancarsi fisicamente, mentre sono
lontanissimi moralmente.
*) C’è un primo prossimo che facciamo su noi: non da
soli, ma insieme con lo Pneuma. E non con le sole nostre
capacità, ma impiegando quel raggio divino di amore
Paterno che ci si è dato da vivere al sacrificale, ma che
Satana ci ha volto in egoisticale. Così lo facciamo su: le
persone, vivendo insieme, si toccano di continuo. Se ai
primi tocchi sentono che si piacciono, scatta prontamente
un moto di avvicinamento. Prima è la vicinanza fisica; con
quella, la morale e la spirituale. La vicinanza supera ogni
barriera e punta alla penetrazione; quando è vicendevole
diventa compenetrazione; i due esseri vanno in circolazione
vicendevole, ed ecco il farsi e il consolidarsi della
comunione umana. È l’agonia di quella divina positiva,
mentre si consolida la divina negativa. Faccio comunione
non con la vita dell’amore, ma con la morte dell’amore. È
la comunione egoisticale che volge in infernale. L’umana
si estingue con la morte, la divina permane allo stato infernale.
Amare il prossimo è piacere, è mestiere proprio dei
peccatori, dei pubblicani: ‘Infatti, se amate quelli che vi
amano, che merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?
Anche i peccatori infatti amano chi li ama. E se
salutate i vostri fratelli soltanto, che cosa fate di più? Non
fanno così anche i pagani?’. Gesù boccia radicalmente
l’amore al prossimo egoisticizzato. Il Padre stesso oggi
giorno è impegnatissimo a bruciare un simile amore al
prossimo. Non ce lo lascia amare perché sta abbattendo
tutte le costruzioni egoisticali tradizionali: vedi la coppia
genitoriale, vedi la famiglia.
**) C’è un prossimo che me lo presenta il Padre: là in parabola:
un viandante,i ladri, malconciato sulla strada. Due
viandanti non lo vogliono, un samaritano se lo prende e se lo
fa prossimo con l’amore beneficale. Decisioni operative:
1) Un prossimo egoisticale amato da tutti: non lo voglio.
2) Un prossimo inimicale odiato da tutti: lo voglio amare.
3) C’è un prossimo che abbisogna del mio sacrificale: da
pochi accettato: lo voglio amare, come il buon
Samaritano.
Vivremo.

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